Regalo di Natale alle lobby degli inceneritori

Gli inceneritori nel Decreto FER non fotovoltaiche, al momento è al vaglio di Bruxelles, si accaparrano un notevole regalo a tutto svantaggio delle fonti rinnovabili sempre più sotto attacco in questo paese: una tariffa incentivante di 119 €/MWh. Una dura nota del Coordinamento Free.tmp_16914-1425925791_lobbisti-1223563674

“La lobby degli inceneritori ha trovato un altro regalo sotto l’albero di Natale: si tratta degli incentivi previsti nel Decreto ministeriale Fer non fotovoltaiche che al momento è al vaglio di Bruxelles, dopo essere passato in Conferenza Stato-Regioni. Si tratta di un regalo cospicuo che prevede per gli inceneritori una tariffa incentivante di 119 euro per MWh, quando per un impianto eolico o a biogas sono previste tariffe meno vantaggiose”, lo scrive in una nota il Coordinamento Free, fonti rinnovabili ed efficienza energetica che raggruppa 30 associazioni del settore.

“Si tratta di un ennesimo, vergognoso, attacco alle rinnovabili, quelle vere e non quelle fasulle che negli anni hanno goduto di benefici come il Cip 6. E’ ora di dire basta all’impoverimento di tecnologie che sono le uniche in grado di porre un limite al cambiamento climatico, in vista di una vera e propria rivoluzione green che in Italia tarda a venire”, si legge nel comunicato FREE.

In effetti ci troviamo di fronte ad un altro provvedimento che contraddice tutte le recenti parole del governo sull’emergenza inquinamento di diverse aree del paese, a cominciare dalla pianura padana, dove peraltro sono molti gli inceneritori in funzione. Ricordiamo che oggi in Italia gli inceneritori sono 40 e 6 in costruzione. Il governo inoltre sta presentando la richiesta di realizzarne altri 9 in Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Abruzzo, Sardegna e 2 in Sicilia.

Secondo i rapporti dell’ Ispra, nonostante una lieve diminuzione tra il 2013 e il 2014, si è passati dai 3,8 milioni di tonnellate di rifiuti inceneriti nel 2005 ai 5,1 milioni dello scorso anno (+34,8%). I più importanti operatori del settore sono: Gruppo Hera, A2A e Iren.

Nel 2014 la percentuale di raccolta differenziata è arrivata al 45,2% (13,4 milioni di tonnellate) con un aumento del 3% rispetto al 2013. Ma questa è solo la quota obbligatoria prevista per il 2008. Oggi l’obiettivo è del 65%. Una seria politica sui rifiuti, che riduca discariche e inceneritori, sarebbe il segnale di una cifra etica e pragmatica dei nostri governi. Ma di questo c’è poco traccia in questo come nei precedenti esecutivi.

Fonte: Qualenergia.it

Verso il 31 gennaio: nasce il Comitato Referendario Territoriale

Coalizione di cittadini e associazioni per una campagna referendaria dal basso.Manifesto_VOTA-NO

Si è costituito oggi a San Filippo del Mela il Comitato Territoriale per il referendum contro l’inceneritore che la società A2A vuole costruire presso la centrale ex Edipower di Archi. All’assemblea hanno partecpato i rappresentanti di molte associazioni del comprensorio, alcuni consiglieri comunali di Milazzo e diversi cittadini dei comuni della fascia tirrenica della provincia messinese.

L’obiettivo principale del Comitato referendario è sensibilizzare i cittadini diGualtieri Sicaminò, Pace del Mela e San Filippo del Mela, dove si voterà il prossimo 31 Gennaio, portandoli a barrare consapevolmente la casella del NO all’inceneritore. Per meglio raggiungere questo fine, il Comitato Territoriale incontrerà al più presto le tre Amministrazioni così da avere confronto sulle modalità operative della campagna.

Sappiamo bene che l’idea di A2A è quella di incenerire più di 500.000 ton. l’anno di spazzatura sotto forma di CSS (combustibile solido secondario), ovvero il rifiuto tal quale senza la parte umida e altri materiali incombustibili. A bruciare rimarrebbero soprattutto i derivati dal petrolio, ovvero le plastiche, aggiungendo al nostro già pesantemente contaminato territorio, intollerabili quantità di metalli pesanti, nanopolveri e diossine.

Il Comitato Territoriale per il referendum si è dato dei gruppi di lavoro che cureranno l’informazione e la comunicazione, la realizzazione di eventi ed iniziative, il confronto e i rapporti con le istituzioni politiche ed amministrative.

Tutte le azioni di informazione e sensibilizzazione saranno estese anche ai comuni dove non si svolgerà il referendum. In tal senso è stato più volte condannata dall’assemblea la scelta di quelle amministrazioni comunali che hanno negato ai cittadini la possibilità di esprimersi su un tema di enorme importanza, riguardante la vita di tutti gli abitanti dei comuni della fascia tirrenica; tra questi spicca Milazzo, tra i più popolosi e devastati dall’inquinamento. Ancora una volta i cittadini del comprensorio sono uguali davanti alle malattie e al sottosviluppo, causati da un modello economico distruttivo e avvelenato, ma non lo sono nel diritto di determinare il loro futuro.

I partecipanti all’assemblea costitutiva concordano nel mantenere il comitato aperto alle adesioni di altre associazioni, forze politiche e cittadini pronti a offrire il proprio contributo pratico e intellettuale allo svolgimento della campagna referendaria.

Il referendum è il primo passo per superare la parcellizzazione delle competenze aprendo un varco verso la gestione concertata del polo industriale e, auspicabilmente, del ciclo dei rifiuti. Con questo spirito, noi firmatari, ci approntiamo ad affrontare la campagna referendaria, proponendoci di iniziare un percorso di lungo termine, nel segno di uno sviluppo pulito, diffuso, attento alle caratteristiche geografiche e culturali del territorio, libero dalla dipendenza distruttiva dall’industria pesante.

ALSA Luciese

Arci Comitato Territoriale Messina

Associazione Casa del Popolo Milazzo

Associazione COHIBA Barcellona

Associazione Futura Pace del Mela

Associazione Italia Nostra Milazzo

Associazione Terremare Messina

Comitato Cittadini Exponiamo

Comitato Mamme per la Vita

Comitato No Inceneritore del Mela

Meetup Milazzo

Movimento Sportivi Milazzesi

o2Italia

Rifiuti Zero Sicilia

Rifiuti Zero Valle del Mela

Zero Waste Sicilia

Zero Waste Milazzo

Zero Waste Valle del Mela

Fonte: NOINCENERITOREDELMELA

Da parte le parole, largo ai fatti.

Sui termovalorizzatori e sull’inquinamento da loro prodotto se ne son dette tante ma, mettiamo per un attimo da parte le parole e basiamoci solo su fatti incontestabili. Inutile parlare di test e documentazioni attestanti l’inquinamento presunto o acclarato perché porterebbe a discussioni infinite sulla capacità dei filtri di ridurre le emissioni, sulle recenti innovazioni tecnologiche e sui limiti stabiliti per legge.

I FATTI SONO:

  • I rifiuti devono essere smaltiti;
  • L’energia deve essere prodotta.

Per lo smaltimento dei rifiuti:

  • I principali metodi di smaltimento sono:
  1. discarica;
  2. termovalorizzatore;
  3. riuso e riciclaggio;
  • Le discariche non sono più una alternativa accettabile da tutti i punti di vista;
  • Le materie per la produzione di beni scarseggiano e hanno un costo più elevato dei materiali riciclati;
  • La Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti dice: “ridurre al minimo le conseguenze negative della produzione e della gestione dei rifiuti per la salute umana e l’ambiente e puntare a ridurre l’uso di risorse e umana e l’ambiente e puntare a ridurre l’uso di risorse e promuovere l’applicazione pratica della GERARCHIA DEI RIFIUTI”;
  • La gerarchia dei rifiuti prevede:
  1. prevenzione;
  2. preparazione per il riutilizzo;
  3. riciclaggio;
  4. recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
  5. smaltimento;
  • Ne consegue che il recupero di energia mediante termovalorizzatori DEVE essere effettuato solo dopo aver riutilizzato e riciclato;
  • Dato che i rifiuti possono essere riciclati al 100% mediante compostaggio della frazione umida e riciclaggio della frazione secca, secondo le norme vigenti in materia, non ci sono rifiuti da termovalorizzare.

Per la produzione di energia:

  • Le fonti di energia sono di 2 tipi:
  1. rinnovabili;
  2. non rinnovabili;
  • Le fonti Non Rinnovabili si possono esaurire ed il loro costo è soggetto ad aumento per carenza di materia prima;
  • Le fonti Rinnovabili sono inesauribili e il loro costo è limitato alla tecnologia usata per ottenerle;
  • Le fonti Non Rinnovabili prevedono la combustione (idrocarburi, gas, css, carbone ecc);
  • La combustione delle Non Rinnovabili produce emissioni gassose che andranno disperse nell’ambiente e ceneri che dovranno essere smaltite in apposite discariche;
  • Le fonti Rinnovabili non prevedono combustione di alcun tipo e quindi nessuna emissione di gas o fumi;
  • L’impiego di fonti Rinnovabili sarebbe sufficiente per il nostro fabbisogno energetico (come dimostrato dall’Uruguay)
  • Ne consegue che il metodo economicamente più conveniente e più sostenibile dal punto di vista ambientale e sanitario è l’impiego di fonti di energia Rinnovabili.

 Questi sono i fatti.

 A chi conviene utilizzare un termovalorizzatore?
  • Ai produttori di energia;
  • Alle aziende che si occupano di smaltimento rifiuti.

L’impiego di strumenti per la produzione in casa di energia rinnovabile, come ad esempio i pannelli fotovoltaici, può portare all’autonomia energetica. In sostanza, nessun cittadino dovrebbe pagare per avere energia elettrica. È quindi comprensibile che i produttori di energia non abbiano alcun interesse che l’uso delle Rinnovabili divenga una pratica diffusa. Hanno invece notevole interesse nell’utilizzo di termovalorizzatori che, bruciando rifiuti piuttosto che combustibili fossili (più costosi), ottengono il doppio beneficio di guadagnare dallo smaltimento dei rifiuti e dalla vendita di energia.

E, come detto all’inizio, non abbiamo preso in considerazione ciò che comporta avere un termovalorizzatore (o inceneritore che dir di voglia) dietro casa.

Associazione Futuraparole

TRATTO DA UNA STORIA VERA: Da Inceneritore a Fabbrica di Materiali

BY ALESSANDRO COLTRÈ

C’era una scelta da fare, una decisione politica da prendere: spegnere i camini dell’inceneritore o potenziarli?

Cinque Comuni della Provincia di Varese si sono trovati davanti questo bivio e alla fine hanno scelto di seguire la strada del cambiamento, proponendo la conversione dell’inceneritore a fabbrica di materiali.

Tutto è iniziato verso la fine del 2014, dopo un incontro in Regione Lombardia sul futuro del consorzio ACCAM, società che gestisce l’inceneritore di Busto Arsizio, piccolo comune dell’Alto Milanese.

Un inceneritore, quello di Busto Arsizio che brucia immondizia da quarant’anni, con una storia molto simile a quella di Colleferro.

In quasi mezzo secolo di attività, l’impianto dell’ ACCAM ha collezionato sforamenti di emissioni di mercurio, superamenti dei limiti di polveri sottili, un sequestro per smaltimento di rifiuti tossici e seri problemi strutturali ed economici.

Un comitato locale, attivo dal 1996, ha promosso svariate conferenze, organizzato mobilitazioni per denunciare l’impatto ambientale dell’inceneritore, opponendosi con forza alla possibilità di tenerlo attivo fino al 2025.

Nel 2014, sotto la pressione dei Comuni limitrofi e delle associazioni si è aperta un’organica discussione sul futuro dell’impianto.

Il 4 Novembre scorso, durante l’incontro al Pirellone, i Sindaci di Buscate, Canegrate, Castano Primo, Magnago e Vanzaghello hanno portato avanti le ragioni del totale spegnimento delle linee di incenerimento, lottando contro chi voleva attuare un revamping, ovvero un’opera di potenziamento e ristrutturazione dell’impianto.

Le ragioni della netta preferenza dei Sindaci presenti per lo scenario della sola Fabbrica dei Materiali (senza revamping) deriva dalla convinzione, maturata collegialmente nel corso di questi mesi, che sia la soluzione che meglio risponde a criteri di fattibilità tecnica, minor impatto e, soprattutto, di sostenibilità economica.Stop_inceneritore

Questo è quanto riporta il comunicato dei cinque Sindaci, nel quale vengono spiegate tutte le ragioni di questa scelta, soffermandosi anche sull’aspetto economico:

Si sono infatti esplicitate le criticità economiche dello scenario “fabbrica dei materiali più revamping” che prevede 24 milioni aggiuntivi rispetto all’ipotesi che non contempla il revamping (13 milioni per la sola fabbrica dei materiali contro i 37 milioni per revamping più fabbrica dei materiali).

La volontà dei Sindaci, unita all’impegno costante della società civile di questi paesi hanno permesso la chiusura di un inceneritore e ora sono in corso gli studi di fattibilità per l’impianto di trattamento a freddo, una fabbrica per la produzione di materiali, per intenderci, che rimpiazzerà l’inceneritore.

Sempre nel comunicato stilato dai Sindaci si parla dell’aspetto occupazionale e del reintegro dei dipendenti, circa 90 persone, che non perderanno il posto di lavoro ma saranno ricollocati nelle nuove strutture.

Questa è una storia vera e un esempio di innovazione, il primo in Italia che merita di essere conosciuto e approfondito.

Un esempio di come sia possibile raggiungere un obiettivo concreto scegliendo la scelta migliore e non quella più facile.

Un senso a tutto per dare valore alle persone

Il NO al CSS e agli inceneritori è una scelta sin troppo semplice per tutti coloro che hanno a cuore la salute nostra e dell’ambiente.
Se poi parliamo del Mega-Inceneritore che A2A vorrebbe realizzare nella nostra valle, allora tutto assume un significato decisamente più catastrofico per il semplice motivo che la zona in questione è già stata indicata come SIN (Sito d’Interesse Nazionale) ed in attesa di essere bonificata, proprio a causa di un eccessivo concentramento di più agenti inquinanti, provenienti da diverse industrie pesanti tra le quali vogliamo ricordare la Raffineria di Milazzo, che lo scorso anno ha dato prova di essere tutt’altro che sicura e, malgrado quel che asserisce l’ARPA, è ben lontana dall’essere a norma di legge.
Vero è che, in assenza di riscontri oggettivi, le aziende sono da ritenersi a norma, ma la trascuratezza con la quale gli Enti preposti al controllo effettuano gli accertamenti non esclude neppure l’ipotesi (fondata) che ci troviamo in presenza di un imminente disastro ecologico/sanitario.

Nel tentativo di evitare l’aggravio dell’attuale situazione, molte associazioni (ambientaliste e non) hanno intrapreso, da tempo, un lungo percorso ostacolato da quella burocrazia che invece dovrebbe essere a sostegno dei cittadini.
In mancanza di Istituzioni “attive”, pronte ad attuare ogni tipo di iniziativa (procedurale o puramente dimostrativa) a sostegno e tutela delle proprie comunità, solo i cittadini possono fare la differenza.
Sono i cittadini che, a questo punto, sono chiamati a gridare a gran voce il proprio NO ALL’INCENERITORE.
E quale mezzo è migliore del Referendum (massimo strumento di democrazia)?43-referendum_immagine
Molti hanno espresso perplessità se non addirittura forte opposizione di fronte la proposta di tale strumento, per le ragioni più giuste o più sbagliate (secondo vedute o coscienza) ma, dimenticando 2 cose fondamentali:
– a prescindere dalle opinioni pro o contro, il referendum si farà e sarebbe ingenuo fare ostruzionismo col risultato di arrecare danno alla causa.
L’esito della consultazione sarà considerato come dimostrazione della volontà di TUTTA la popolazione e non solo di una parte di essa.
Allora, perché disinformare?
Perché boicottare il referendum?
– a prescindere dalle strategie che ciascuno pensa di mettere in campo per scongiurare il pericolo Inceneritore, è giusto e sacrosanto, dare a ciascun cittadino la possibilità di dire la propria.
Si tratta della nostra salute e di quella dei nostri cari e determinerà la nostra qualità di vita per i prossimi decenni.
Vige, quindi, l’obbligo di non lasciare nulla di intentato per non avere nulla da recriminare in seguito.

A tal proposito, facciamo presente che, proprio allo scopo di dissuadere le persone dal recarsi alle urne, alcuni individui privi di dignità e scrupoli, stanno utilizzando i social (tipo Facebook) in modo fraudolento.
Nello specifico, sono state create pagine ad hoc, somiglianti alla pagina di NO Inceneritore del Mela, pur di far confondere gli utenti e disinformare sulle iniziative intraprese dal Comitato.
Le divergenze di opinioni sono sempre lecite, si può anche condividere il pensiero di coloro che ritengono “inutile” il referendum ma (rivolgendoci a coloro che lo definiscono così), invitando la gente a non parteciparvi, si trasforma l’inutile in “svantaggioso”.
Che senso ha tutto questo?

Associazione Futura